Fotovoltaico, eolico, idroelettrico…: ecco i costi delle energie pulite

Nessuna discussione sull’energia può prescindere da una valutazione dei costi.

In uno studio condotto dall’APER alcuni mesi fa vengono analizzate quattro tipologie di impianti: idroelettrici, eolici, fotovoltaici e a combustibili alternativi. Va precisato che sebbene esistano anche altre forme di produzione di energia, come quella ottenuta sfruttando il moto ondoso del mare, delle correnti o dal gradiente termico presente nel sottosuolo, queste non trovano attualmente grosse applicazioni.

Nello studio dell’APER, dunque, si rileva come l’idroelettrico abbia dei costi variabili fra 0,116 e 0,206 Euro/kWh, l’eolico fra 0,127 e 0,139 Euro/kWh, il fotovoltaico fra 0,41 e 0,501 Euro/kWh ed infine i combustibili alternativi fra 0,135 e 0,204 Euro/kWh.
Questi costi vanno comparati con quelli ottenuti dal parco termoelettrico. Analizzando l’ITECtm, un indicatore messo a punto da REF e Morgan Stanley, rappresentativo del costo medio variabile della produzione di energia elettrica, si rileva che nel mese di giugno il costo medio variabile del parco termoelettrico italiano vale 0,06973 Euro/kWh. Questo valore è cresciuto enormemente negli ultimi due anni ma è ancora molto lontano dai costi di produzione per le energie pulite.

In tali costi non si considerano tuttavia due fattori: il primo è quello ambientale, in quanto non vengono considerati costi quale quello dell’incidenza sul servizio sanitario nazionale legato alle patologie polmonari o ai danni dovuti alle piogge acide; l’altro, meno visibile, è legato al deficit sulla bilancia dei pagamenti. La massa finanziaria che viene quotidianamente trasferita ai paesi produttori di gas e petrolio viene virtualmente sottratta all’economia italiana. Questo produce un duplice effetto negativo: impoverisce il paese e fornisce agli stati produttori un potente strumento finanziario che consente loro di esercitare pressioni politiche sul nostro paese.

È difficile valutare in termini finanziari quanto valgano questi aspetti, tuttavia è probabile che i costi industriali degli impianti idroelettrici, eolici e a combustibili alternativi possano essere paragonabili o addirittura competitivi. In quest’ottica il solare è ovviamente ancora molto lontano dalla soglia di convenienza economica.

Il potenziale di sviluppo dell’energia idroelettrica è purtroppo molto modesto. Ne consegue che non può rappresentare una reale alternativa ai combustibili fossili. L’eolico invece è molto più interessante in quanto ha notevolissimi potenziali di crescita. È evidente che una sua diffusione è auspicabilissima per il bene del paese. Gli impianti che possono venire costruiti in Italia contribuiscono ad una ulteriore diminuzione dei costi, oltre che presentare un impatto pressoché nullo dal punto di vista dell’inquinamento ambientale. I lati negativi sono l’impatto visivo e soprattutto il fatto che l’energia non è sempre disponibile quando è necessaria. In prospettiva bisogna però considerare che tramite la produzione di idrogeno l’eolico potrebbe rappresentare un utile strumento per ridurre il consumo diretto di carburanti del parco automobilistico italiano.

I combustibili alternativi presentano anch’essi luci ed ombre. In primo luogo non è chiaro se questi possano a loro volta produrre dei danni ambientali. Non è neanche chiaro quale sia il loro potenziale di crescita. A parere di chi scrive andrebbero quindi sviluppati ma con cautela.

In questa disamina viene lasciata per ultima l’energia solare. Gli attuali impianti fotovoltaici non sono competitivi sul piano dei costi. Bisogna tuttavia considerare che l’energia del sole gode di due vantaggi. Il primo è che è disponibile di giorno, quando vi è la maggiore richiesta di energia da parte della società e che, in linea di principio, è l’unico tipo di energia pulita che potrebbe coprire l’intero fabbisogno nazionale, utilizzando meno dell’1% del territorio (2.000 km2).

Assumendo per valide le valutazioni dell’APER, per rendere competitiva l’energia solare sul piano dei costi bisogna ridurre questi del 70%. Una politica di investimento mirato, dovrebbe portare a questo risultato. Non siamo tuttavia d’accordo con le valutazioni economiche dell’APER e abbiamo condotto le nostre simulazioni.

Immaginiamo di costruire un impianto con pannelli di alto livello tecnologico (ad esempio pannelli con una resa del 15,3% ed una superficie di circa 1,80 mq) che impiegherebbe 3.700 pannelli per una potenza installata di 999 kWp. Con uno spazio necessario di 16.000 m2 potrebbe produrre il primo anno oltre 1,5 GWh. Considerando le perdite d’impianto del 12%, un sistema di inverter con efficienza pari al 95% (sostituito a metà vita utile per un costo pari a 200.000 Euro attualizzati) ed assumendo un tasso di decadimento delle prestazioni dell’1% all’anno, con un’inflazione media del 4,5%/anno ed un costo iniziale dell’impianto di 5.700.000 Euro, si ottiene, nell’arco di 25 anni, un costo medio del kWh pari a 0,277 Euro/kWh attualizzati. Tutto ciò considerando anche i costi di manutenzione ordinaria pari a 60.000 Euro all’anno (sempre attualizzati), le spese di personale per la sorveglianza per altri 60.000 Euro/anno attualizzati e un’assicurazione dello 0,5% del valore dell’impianto. Siamo ancora al doppio della convenienza economica ma tutto sommato ci avviciniamo abbastanza!

Lascia un commento