Cosa sono e come funzionano i rigassificatori

Da tempo si discute nel nostro paese sulla necessità di installare dei nuovi rigassificatori e anche dell’opposizione che incontrano da parte delle popolazioni locali.

Il nostro gas arriva per la maggior parte dei paesi nordeuropei, Russia e Algeria, costringendoci ad una stretta dipendenza da parte dei fornitori, ai quali rimaniamo legati sia dal punto di vista economico che politico.

I rigassificatori, insieme agli inceneritori, sono in cima alla classifica del NIMBY (Not In My Back Yard – non nel mio cortile). In Italia l’unico rigassificatore in funzione dal 1967 (oltre 40 anni) si trova a Panigaglia, vicino a La Spezia.

Il rigassificatore di Panigaglia

Gli elementi più visibili sono due grosse cisterne in acciaio incamiciate da una coltre di cemento spesso 1 metro, per aumentarne la sicurezza. Una serie di condotti e 4 ciminiere che emettono modesti fumi di vapor d’acqua costituiscono la restante parte del rigassificatore.

Qui viene raccolto il metano liquido proveniente dalle metaniere, navi in grado di trasportare fino a 150-200 mila metri cubi di metano in cisterne ben coibentate e protette da un doppio scafo. Il gas viene reso liquido alla fonte attraverso il liquefattore che, portandolo a -160 °C, ottiene una riduzione del volume di 600 volte rispetto alla fase gassosa.

Arrivate in porto, le metaniere cominciano le operazioni di scarico da uno speciale pontile attrezzato ad hoc. I tubi degli impianti vanno riportati alla bassa temperatura del gas liquefatto, che viene poi destinato ai depositi attraverso delle speciali pompe criogeniche. Tutto il camino è monitorato metro per metro: temperatura, pressione, densità, sono controllati dai sistemi computerizzati della sala controllo. Alla fine il gas, dopo aver attraversato serpentine immerse in vasche d’acqua a 25°C viene riportato alle condizioni iniziali ed è pronto per essere iniettato a 70 atmosfere nella rete italiana e raggiungere centrali elettriche, industrie, caldaie… fino ai fornelli di casa nostra.

Gli oltre 40 anni di ininterrotto funzionamento del rigassificatore di Panigaglia testimonia quanto tutto il processo avvenga con margini di sicurezza elevatissimi, vanto dell’industria del GNL (Gas Naturale Liquefatto) che non ha mai fatto registrare problemi di sicurezza degni di nota.

L’Italia è rifornita per il 90% del suo fabbisogno da gasdotti. Sebbene meno complessi, questi sistemi hanno almeno due limiti molto marcati: non sono più economicamente convenienti se si superano i 2500-3000 km e legano in modo eccessivamente stretto venditori ed acquirenti, comportando vincoli di tipo economico (poche possibilità di negoziare i prezzi di acquisto) e politico con i paesi produttori.

Oltre il 70% del nostro gas arriva da Russia e Algeria: troppo gas da troppo pochi fornitori. Per essere sicuri sui futuri approvvigionamenti è infatti opportuno diversificare le fonti e qui entrano in gioco i rigassificatori che permetterebbero di importare gas dal Sud America, Africa e Medio Oriente.

A fronte di un auspicabile 30% degli approvvigionamenti provenienti da metano liquido, l’Italia ad oggi inserisce nella propria rete appena il 4% del fabbisogno nazionale.

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